mercoledì 24 giugno 2009

QUELLI CHE SE NE FREGANO

Ci sono di quelli che assistono ad un massacro e dicono: sì, vero, hanno ucciso degli innocenti, ma chi siamo noi per giudicare, e chi lo sa se quegli altri, con gli americani, gli inglesi, gli israeliani...
Ci sono di quelli che assistono al massacro dei giovani iraniani e semplicemente non gliene importa nulla. Farsi liberamente un'opinione su qualcosa, per loro, è più faticoso che ripetere un'idiozia.

lunedì 22 giugno 2009

UN IRAN DIVERSO

Una delle colpe gravi dell'Occidente consiste nell'aver concepito la Storia, e dunque la Civiltà, come una linea orizzontale, un riverbero della Fede in un mondo migliore di questo.
Questo strano miscuglio d'Illuminismo e Messianismo, ha impedito di guardare alle diversità profonde che contraddistinguono le civiltà diverse dalla nostra, e ha giusticato le pretese imperiali, il colonialismo, la divisione del mondo in aree d'influenza.
La Storia è opportuno che sia conoscenza, a mio modo di vedere, e non primato.
Sicché, risulta poco comprensibile, oggi, a mio parere, quel che accade in Iran.
A Teheran, è vero, si combatte una guerra, è in corso una rivolta.
Leggiamo che i ragazzi scendono in strada, che hanno costumi occidentali, da anni ascoltano la nostra musica, e le ragazze, sotto il velo e le tuniche, s'acconciano alla moda europea.
Ma delle scosse che attraversano il mondo religioso, e dei conversari che da giorni l'ex presidente Rafsanjani, un riformista, intrattiene con numerosi saggi e teologi musulmani, allo scopo d'interdire Khamenei e probabilmente Ahmadinejad, poco o nulla sappiamo.
Quel che m'interessa sapere è se vi sia, tra le due sole strade oggi indicate, la democrazia occidentale e la tirannia dei fanatici, una via diversa, per l'Iran, che sia originale, e magari per noi inaccettabile: espressione di una cultura diversa dalla nostra.
Ma di questo non siamo informati, né forse abbiamo voglia di discutere.

venerdì 19 giugno 2009

WEST WING

Il bello della tv on demand è che puoi inseguire un telefilm fino alla fine, fino all'ultima puntata.
La serie di West Wing, con Martin Sheen, ideata da Aaron Sorkin, è diventata per me una droga.
Ho imparato sulla politica più da questa serie che da tutto quel che ho fatto, in tutti questi anni, lavorando.
E che accada adesso, poi...

giovedì 4 giugno 2009

RICORDATE LA CAP ANAMUR?

La sentenza è stata rinviata a luglio, quando saranno trascorsi cinque anni dal caso.
Ai primi di luglio del 2004, una nave raccolse dei profughi, in mare, ed il suo nome era Cap Anamur.
Trentasette uomini: dicevano di esser sudanesi, originari di un paese che pratica la discriminazione religiosa e la violenza etnica.
Con una troupe della Rai, riuscii a salire a bordo della nave, quand'era ancora al largo delle coste italiane, a poche miglia di distanza da Porto Empedocle.
Nella stiva, attrezzata con letti e toilette da campo, la speranza di giovani vite sfuggite ad un destino di oppressione.
La Cap Anamur aveva cominciato a raccoglier profughi nei mari di tutto il mondo nel '79: i boat people che fuggivano dal Vietnam, su piccole e fragili imbarcazioni, come ancora oggi accade nel Canale di Sicilia.
Decine di migliaia le persone salvate, dai volontari, con i contributi di gente comune: in Africa, in Asia, in Europa, durante la guerra dei Balcani.
Cinque anni fa, dinanzi a Porto Empedocle, il comandante della nave, Stefan Schmidt, insieme al Direttore dell'associazione, Elias Bierdel, chiese di poter attraccare, e ci fu una lunga trattativa con il governo italiano, culminata nella richiesta di soccorso umanitario: richiesta inderogabile, per il diritto di navigazione.
E dunque, l'attracco, seguito in diretta dalle telecamere di mezzo mondo.
Poi, il rimpatrio dei fuggiaschi, e l'azione giudiziaria, contro i responsabili dell'organizzazione, accusati d'aver inscenato un evento mediatico per trarne un documentario: con la richiesta di 4 anni di carcere per Schmidt e Bierdel, 400 mila euro di multa e il sequestro della nave.

martedì 2 giugno 2009

REAGAN A PALERMO

Nessun conflitto di lavoro negli anni recenti finì più più drammaticamente della collisione tra Ronald Reagan e l'organizzazione dei controllori di volo professionali (negli Usa, ndr). Due giorni dopo la protesta illegale del 3 agosto dell'81, decisa per stipendi, benefits e condizioni di lavoro, un arrabbiato Presidente ordinò all'Amministrazione dell'Aviazione Federale di licenziare 11.345 scioperanti e di rimpiazzarli. Solo 500 di loro furono riassunti. Gli altri rimasero fuorigioco.

Così scriveva il Time, il 6 ottobre dell'86, a proposito di un tentativo di riorganizzazione del sindacato americano dei controllori di volo, decimato dal Presidente Reagan dopo uno sciopero illegale. Erano passati cinque anni da quello sciopero e dall'immediata reazione del capo del governo americano. Il sindacato prendeva in esame la possibilità di riorganizzarsi. Ne hanno discusso per 23 anni, ma non hanno mai più lasciato un passeggero a terra.
Chissà perché mi è tornato in mente quello sciopero, mentre cammino per le strade ricoperte d'immondizia, a causa di uno sciopero dei netturbini palermitani.