mercoledì 29 luglio 2009

GIORNALISTA E SCRITTORE

Il giornalista racconta di quel poco che ha capito. Lo scrittore di quel molto che gli è incomprensibile.
Il giornalista ha il dovere di esporsi, di raccontare dopo i suoi molti sforzi - e onesti, si presume - di ricostruzione della realtà, e la realtà, sovente, si presenta frammentata, ed equivoca. Ma di un solo fatto occupandosi, egli può dire ad altri ciò che presume sia accaduto.
Per uno scrittore, è la realtà intera che va ricostruita, e non un singolo frammento, e l'equivoco è la ragione stessa del racconto, e non il pericolo da schivare.
Io posso scrivere del mio tempo da giornalista e da scrittore, e in un caso e nell'altro, muterò non solo il contenuto ma, persino, ed è questo l'apparente paradosso, il mio punto di vista.
Il giornalista è circospetto, sa di aver dietro delle persone che dipendono dal suo giudizio immediato, e nella folla che circonda il fatto e i suoi protagonisti, esprime un'opinione.
Lo scrittore supera le frontiere, s'inoltra in territori ad egli stesso sconosciuti, non vuol mettere pietre miliari e soprattutto, non si guarda mai indietro.
Limitatamente ai giornalisti. Ci si occupa troppo della cosiddetta indefinibile libertà di stampa e troppo poco della conoscenza che occorre al giornalista per esercitare la suddetta libertà. Si chiede al giornalista, in altre parole, di maneggiare strumenti complessi su una realtà che potrebbe non conoscere. Libero è chi sa, anzitutto. E chi non sa è sempre e in ogni caso schiavo.

lunedì 27 luglio 2009

LA ROVINA DI ROMA

Consigli di lettura: "La rovina romana", di Carmine Fotia, pubblicato da Gaffi. Romanzo sulla storia possibile, tra qualche anno. Una città, Roma, travolta dalla paura, dalla xenofobia, sceglie d'esser governata dai Legionari, un gruppo politico d'estrema destra. Intrighi e violenze, del genere al quale la cronaca di questi anni ci ha abituato. La misura è quella romantica del pamphlet: romantica giacché l'autore vuol esprimere un'opinione con un libro, in un tempo in cui le opinioni degradano ad insulti televisivi, urla e slogan. Fotia coglie lo spirito del tempo, con questo libro, e annuncia, a mio parere, la necessità di un romanzo politico.

venerdì 24 luglio 2009

NIENTE EBRAICO ALL'UNIVERSITA' DI PALERMO

Quest'anno, la Facoltà di Lingua e Letterature straniere di Palermo non avrà un corso di Lingua e Cultura Ebraica.
La cosa è deplorevole in sé, ma lo è ancor di più per la Sicilia, che ospitò la più cospicua comunità ebraica d'Europa, fino al 1492, e che poi obbligò poi i suoi giudei a convertirsi, perseguitò i conversi e bruciò gli ostinati: allo Steri, fra l'altro, e cioè nell'attuale sede del Rettorato Universitario. E tralasciamo la considerazione che, oggi, Israele è una realtà economicamente e politicamente rilevante del nostro Mediterraneo.
Se fosse vero quel che riferisce Luciana Pepi - docente a titolo gratuito, con 50 esami sostenuti nel 2009 - e cioè che, avendo scoperto casualmente che la sua materia era stata cancellata, a sua precisa domanda, dagli uffici dell'Università le sarebbe stato risposto: "Ci dispiace, è stato un errore", dovremmo persuaderci che non di un intento preordinato si tratterebbe, bensì di approssimazione, incompetenza, sciatteria.
Niente di nuovo, sotto il sole.
Ma è pur sempre quell'Università che anni fa pensò di far delle vecchie prigioni dello Steri un Museo dell'Inquisizione e non delle sue vittime. Un grossolano errore di valutazione. Ad Auschwitz non hanno fatto un Museo delle SS, ma un sacrario dedicato alle loro vittime.
Non ci sarà, non può, non dev'esserci un motivo diverso dall'errore, per l'aver eliminato l'insegnamento della Lingua e della Cultura Ebraica.
Sono certo che il nuovo Rettore, Roberto Lagalla, che è persona onesta e competente, vorrà rimediare.

mercoledì 22 luglio 2009

A PROPOSITO DEL BIMBO DI ACIREALE UCCISO DA UN BRANCO DI CANI RANDAGI

Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l'armonia eterna, che c'entrano qui i bambini?
(...)
Qualche spiritoso potrebbe dirmi che quel bambino sarebbe comunque cresciuto e avrebbe peccato, ma, come vedete, egli non è cresciuto, è stato dilaniato dai cani all'età di otto anni. Oh, Alëša, non sto bestemmiando! Io capisco quale sconvolgimento universale avverrà quando ogni cosa in cielo e sotto terra si fonderà in un unico inno di lode e ogni creatura viva, o che ha vissuto, griderà: "Tu sei giusto, o Signore".
(...)
Finché c'è tempo, voglio correre ai ripari e quindi rifiuto decisamente l'armonia superiore.


(Fëdor Michajlovic Dostoevskij, I fratelli Karamàzov trad. di Maria Rosaria Fasanelli, Garzanti, Milano)

venerdì 17 luglio 2009

IL PERDONO













"Se mi dicono perché l'hanno fatto, se confessano, se collaborano con la giustizia, se consentono di arrivare a una verità vera, io li perdono. Devono avere il coraggio di dire che glielo ha fatto fare, perché l'hanno fatto. Devo dirmi con coraggio quello che sanno, con lo stesso coraggio con cui mio marito è andato a morire. Di fronte al coraggio io mi inchino. Io perdono coloro che mi dicono la verità e allora avrò il massimo rispetto per loro, perché sono sicura che nella vita gli uomini si redimono, con il tempo, non tutti, ma alcuni, mi ha insegnato mio marito, si possono redimere”. Agnese Borsellino, a proposito degli assassini di suo marito, Paolo Borsellino, ucciso da Cosa Nostra e da altri poteri il 19 luglio del ’92 a Palermo.

giovedì 9 luglio 2009

HOMUNCULUS LECCACULUS

Homunculus Leccaculus - sm - Tipo umano non eretto, frutto di una involuzione della specie, dotato di lingua capace e morbida, privo della ghiandola dignitaria. Ama circondarsi di propri simili. Costruisce la propria tana sottoterra, e lontano da ogni superficie riflettente. Diffuso nei luoghi di lavoro.

mercoledì 8 luglio 2009

PICCOLO MANUALE DEL CLANDESTINO

Clandestini siamo noi, quando dimentichiamo chi siamo e chi siamo stati.

Clandestinità è vivere il mondo senza memoria.

Clandestino è un insulto, per mettere alla porta chi - con il suo viso, e il suo silenzio - ci ricorda che la povertà è il solo passaporto per il Paradiso.