
venerdì 28 marzo 2008
IL FALLIMENTO DI ALITALIA

lunedì 24 marzo 2008
LE MANETTE OLIMPICHE

Il punto, forse, è: quanto le Olimpiadi accentueranno la repressione, in un Paese enorme e inconoscibile come la Cina, per evitare di mostrare al mondo la faccia dura del cambiamento?
E dunque. Noi non boicotteremo le Olimpiadi. Ma quanti morti, quanta libertà costerà questa nostra scelta?
martedì 18 marzo 2008
LA NOSTRA SOSTANZA

Segnamo questa data, nigro lapillo.
18 marzo del 2008.
La data in cui una reincarnazione divina vuol rinunciare alla sua sostanza, per il bene di tutti.
E quest'altra.
L'otto agosto del 2008.
Quando inizieranno le Olimpiadi di Pechino. Tre volte 8. Per i cinesi, così attenti ai simboli, e ai numeri, sarà tre volte 8. Tre volte l'Infinito.
La data in cui, per il bene di alcuni, rinunceremo tutti quanti, atleti e spettatori, alla nostra sostanza.
FREE TIBET

Sono realisti, imprenditori e politici: quasi tutti.
Ci sono le Olimpiadi, tra un po', a Pechino, e la Cina ha esteso la propria sfera d'influenza in Asia e in Medio Oriente, con ricche forniture, in Africa e in Sudamerica, con investimenti propri, e in Europa, con lauti contratti.
Gli Stati Uniti sanno di questa nuova Guerra Fredda, e ne temono l'aggravarsi. E dunque, non si può proprio pensare ad un muro contro muro diplomatico sui diritti umani e i diritti di sovranità.
Quel che accade in Tibet, d'altra parte, non è troppo diverso da quel che accade nelle periferie e nelle province del grande paese.
Le colonne di carri armati continuano a scorrere verso Lhasa.
I coloni scacciano gli indigeni. Non trovi più un tassista tibetano, nella capitale: sono tutti cinesi.
I comunicati ufficiali del Partito accusano una "cricca" di voler boicottare i Giochi Olimpici - la "cricca"del Dalai Lama, stavolta - a minare l'autorità del PCC, come ieri accusavano la "cricca"della vedova di Mao Tse Tung. C'è sempre un nemico "interno".
Chi parlava di Fine della Storia, dopo il crollo del Muro di Berlino, avrebbe dovuto guardare oltre il proprio naso, e intravvedere in questa barbarie la prosecuzione della storia che abbiamo conosciuto nel Novecento.
lunedì 17 marzo 2008
lunedì 3 marzo 2008
LO ZARISMO RUSSO

In Russia non esiste libertà di stampa. L'omicidio di Anna Polikovskaja, e di tanti altri giornalisti, compreso l'italiano Antonio Russo, è lì a dimostrarlo.
Non esiste libertà d'impresa.
E' una democrazia di facciata, una democrazia elettorale, quella che si rinnova formalmente alle urne e che giorno dopo giorno lascia massacrare i suoi giornalisti e impedisce ogni ascesa economica o politica che non sia gradita alla Gerarchia.
Eppure, negli editoriali dei due maggiori quotidiani italiani, leggo un invito a valutare le possibili svolte di questo tal Medvedev e un'analisi fisiognomica del tal suddetto che lascerebbe ben sperare. Tutto qui. Il Corriere e Repubblica avrebbero potuto far di meglio. E in altri tempi, di meglio avrebbero fatto.
Cos'è che ha spento il nostro senso morale? Cos'è che ci impedisce di sollecitare una democratica esportazione della democrazia in quel Paese, dove la democrazia non è mai giunta? In un Paese che va di Zar in Zar, e di oppressione in oppressione.
La Russia rischia di essere un precedente, e non un cattivo esempio.
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