lunedì 21 luglio 2008

QUEI BAGNANTI DI TORREGAVETA


In Germania, prima e dopo il '33, per strada si marciava al passo dell'oca, si bruciavano i libri, si fracassavano le vetrine dei negozi degli ebrei, si pronunciavano parole deliranti, si dileggiava la vita umana e con essa ogni fondamento civile dell'Europa antica e cristiana.
O forse non è così.
In Europa, per secoli, la vita umana era stata vilipesa e derisa: gli auto da fé, i processi burla, la gogna, la giustizia asservita ai potenti, le oligarchie, le monarchie.
Vado inutilmente in cerca di una legge umana superiore che condanni, e tolga ogni sostegno all'indifferenza dei bagnanti di Torregaveta dinanzi ai corpicini di due bambine rom annegate sotto i loro occhi, stesi sulla sabbia e coperti da due poveri asciugamani.
Quei bagnanti sono rimasti ai loro posti: sulle sdraio, o distesi, esposti all'azione purificatrice del sole.
Delle leggi superiori non dico: è cosa per definizione incommentabile.
Ma la cultura? Il senso comune? La bocca aperta che regala ai bambini lo stupore dinanzi alla scoperta del vero e del bello? E quella scoperta, che fine ha fatto, in quegli adulti indifferenti?
Ogni volta che accade una cosa del genere, che si pubblica una foto così dura, una parte della mia fede nell'uomo rischia la cancrena, l'idea stessa della giustizia va in malora.
Di cosa si punisce un uomo, infatti, se non della perdita del suo senso medesimo?

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