sabato 30 maggio 2009

L'IMMORALE SAGGEZZA DI ORSON WELLES


Pour mémoire.

"In Italia per 30 anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità, spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, avevano 500 anni di pace e democrazia. E cosa hanno prodotto? L'orologio a cucù".

Orson Welles, ne "Il terzo uomo"

P.S. Dicono gli storici contemporanei che Lucrezia Borgia fosse una ragazzina assai per bene, e che non avesse mai intrattenuto rapporti illeciti con il padre, S.E. Rodrigo Borgia, meglio conosciuto come Papa Alessandro VI, e che le dicerie sul suo conto si dovessero all'odio insanabile di Francesco Guicciardini, convinto che tutto il male d'Italia fosse da addebitarsi alla famiglia Borgia (Davide Camarrone).

venerdì 29 maggio 2009

RIPARARE AI TORTI


Devi dar ragione a chi sembra aver torto, per riparare ai torti di chi ha sempre ragione.

giovedì 28 maggio 2009

NON OCCUPARSI DI POLITICA


Non occuparsi della politica di questo Paese sta diventando sempre più difficile.
Scavalcare certi torrenti melmosi, certe polemiche urticanti, schivare moralismi malpuntellati, evitare gli eroi della dimenticanza e dell'incoerenza, ignorare le dicerie su certi fatti che di sicuro devono essere avvenuti, rimanere asciutti dopo una pioggia di conferme da parte di chi sa e non dovrebbe sapere e se sapesse per mestiere dovrebbe mantenere un etico e giuridico e professionale riserbo, intendo. Ché di questo si tratta, e non di dibattito fra idee contrapposte, di analisi sul disastro presente e su quello futuro, imponente.
La lordura di questi anni copre magnificamente il cambiamento, e non occuparsi di politica è la sola condizione per osservarlo dal vero.
I riflettori scacciano le lucciole.

mercoledì 27 maggio 2009

SU MAURO ROSTAGNO

Nel mio personalissimo tout se tient di sciasciana memoria, dopo la svolta sull'omicidio di Mauro Rostagno - che fu voluto ed eseguito dalla mafia, dopo le inchieste antimafia del giornalista Rostagno: e per dimostrare quest'evidenza, ci son voluti vent'anni! - ho voluto per amor di contraddizione ricominciare a leggere del tempo in cui esplodevano le bombe, e Pinelli moriva, e di quel clima, in cui maturò il delitto Calabresi. Avevo già letto Deaglio, Cazzullo, Feltri, Boatti, e poi, di quegli anni, Segreto di Stato, inchieste e ricostruzioni giornalistiche. Sofri naturalmente, e Ginzburg, e tanto altro ancora. Ho ricominciato, da Sofri: "La Notte in cui Pinelli", pubblicato da Sellerio. E, da qui, rileggerò i libri di Rostagno, a cominciare da una sua autobiografia, del '78. Aveva 36 anni, ed è poco, normalmente, per un'autobiografia. Scriveva, da Trapani, al suo amico Renato Curcio: "Ho scelto di non fare televisione seduto dietro a una scrivania, ma in mezzo alla gente, con un microfono in pugno, mentre i fatti succedono. Sociologicamente si chiama "primato dell'esistenziale sul teorico": e già questo, a Trapani, è profondamente antimafioso. La vera rivoluzione è qui a Trapani".

domenica 17 maggio 2009

CINQUE DOMANDE

Poniamo che uno abbia un figlio segreto, e che, ad una certa età, senta il bisogno di stargli vicino, a suo modo.
Avremmo, noi, il dovere di occuparcene? Il diritto di urlare, ai quattro venti, che quell'uomo ha un figlio? Potremmo scavare nel passato di entrambi, e disseppellire gli indizi di quella paternità a lungo nascosta? Potremmo fare tutto questo, ad ogni costo?
E se quell'uomo fosse, come si dice, un uomo pubblico, avremmo per questo il diritto di far ciò che ci è negato dinanzi a chiunque altro?
Non è difficile rispondere a queste cinque domande.
La mia risposta è no.

sabato 16 maggio 2009

IL CONFORTO

Guardo e ascolto, e sono vuoto d'ogni cosa.
Se in quel vuoto mi perdo, cerco il conforto dell'errore.
La rottura dell'incanto è quasi insopportabile,
ma l'attendo come una salvezza.
Non sopravviverei alla perfezione.
La bellezza induce alla disperazione,
e solo la disperazione conduce alla bellezza.

martedì 12 maggio 2009

"SOTTO UN VELO DI SABBIA" ALLA FIERA DEL LIBRO

Quest'anno, il tema della Fiera Internazionale del Libro di Torino è "Io, gli altri". Lo straniero, il diverso da noi. L'altro riconosciuto e l'altro rinnegato, il clandestino. La sera dell'apertura, giovedì 14 maggio, alle 20, alla sala gialla, io e Giosuè Calaciura racconteremo dei nostri racconti - "Questo è un uomo" e "Il mare è piccolo ma Dio è grande" - che insieme ad altri formano l'antologia "Il Sogno e l'Approdo", pubblicata da Sellerio. E subito dopo, in quella sala, andrà in scena "Sotto un velo di sabbia", lo spettacolo che ne ha tratto Sandro Tranchina con Alessandro Haber e Caterina Deregibus. Il progetto è di Ivan Tagliavia, per "Scenario Mediterraneo".

lunedì 11 maggio 2009

I MATTI

Alla Stazione Centrale di Palermo, un matto, dicono sia un matto, ha assalito due anziani, marito e moglie. Li ha colpiti a martellate, sul capo, ferendoli gravemente.
Mi è tornato alla mente un altro episodio, simile a questo.
Anni fa, un matto aveva colpito dei passanti, sotto i portici di Via Ruggero Settimo. A martellate, anche quella volta. Prima di allora, la polizia aveva ricevuto delle segnalazioni, delle telefonate. C'è un matto, che s'aggira in Via Ruggero Settimo. Sembra pericoloso.
Non era servito a nulla.
Cos'avrebbero dovuto fare, i poliziotti?
I manicomi non ci sono più, e le case famiglia, da finanziarsi con fondi pubblici, sono poche, pochissime, rispetto alle necessità di una città grande come Palermo.
Anche oggi, l'assistenza psichiatrica pubblica è ai minimi termini. I privati suppliscono come possono, ed anche loro hanno sofferto i tagli decisi dal governo regionale.
E le famiglie dei matti, sulle quali resta tutto il peso del problema, vivono un grave disagio: per assistere il congiunto, per non essere isolati.
Nelle città è più difficile: nei piccoli paesi, il matto, il più diverso tra i diversi, non fa tanta paura.
Mi chiedo: quando accade un fatto del genere, quando un matto imbraccia un martello e ferisce un savio, di chi è la colpa?

sabato 9 maggio 2009

I MORTI BUONI

Ho imparato presto che c'erano morti buoni e meno buoni. Alle medie. A proposito di Peppino Impastato non ricordo nulla. Di Aldo Moro, ricordo invece i telegiornali in bianco e nero, ascoltati in silenzio, nelle stanze buie, come ad una veglia, e un disco flessibile, in allegato all'Espresso comperato da mio padre, con la voce di Mario Moretti che annunciava l'esecuzione di Moro. A scuola, dove entrambe le notizie - di Impastato e di Moro - erano state cancellate, tre settimane dopo ci dissero di alzarci e di pregare, ché un uomo buono era morto. Io pensai che fosse Moro, e mi parve ingiustificabile pregare così tanti giorni dopo i funerali. Mi sbagliavo. Il professore, un sacerdote, ci spiegò affranto che era morto Giuseppe di Cristina, di Riesi. Anni dopo, scoprii che l'uomo ammazzato a Palermo, in via Leonardo Da Vinci, era stato un boss potentissimo, un patriarca. Ci volle molto tempo perché si sapesse che per paura d'essere ammazzato, Di Cristina era diventato un collaboratore di giustizia. Cominciava la guerra di mafia.

giovedì 7 maggio 2009

VOGLIA


La voglia è una soglia oltre la quale
cade la foglia
che copriva la noglia.

IL SECCHIO E IL MARE

E' la storia di quel secchio immobile sulla sabbia che guarda l'Oceano e pensa: potrei svuotarti, se solo lo volessi.
O di quell'altro secchio immobile sulla sabbia che guarda l'Oceano e pensa: tutto merito mio.
C'è anche la storia di quel secchio immobile sulla sabbia che guarda l'Oceano e pensa: coraggio, l'importante è restare a galla.
E la storia di quel secchio immobile sulla sabbia che guarda l'Oceano e pensa: dov'è finita la paletta?

Il carnevale della mosca - TOTI SCIALOJA (Roma 1914 - 1998)

Questa mosca si maschera da vespa
perché si sente mesta e un po' nerastra
quando era vispa vispa e zampettava
quando era azzurra azzurra e ruzzolava
si mascherava sempre da zanzara.

lunedì 4 maggio 2009

Legate il mio Valentino - EMILY DICKINSON (Amherst 1830 - 1886)

Destatevi nove muse, cantatemi una melodia divina,
dipanate il sacro nastro, e legate il mio Valentino!
Oh la Terra fu creata per amanti, damigelle, e spasimanti disperati,
per sospiri, e dolci sussurri, e unità fatte di due,
tutte le cose si vanno corteggiando, in terra, o mare, o aria,
Dio non ha fatto celibe nessuno eccetto te nel suo mondo così bello!
La sposa, e poi lo sposo, i due, e poi l'uno,
Adamo, ed Eva, sua consorte, la luna, e poi il sole;
la vita fornisce la norma, chi obbedisce sarà felice,
chi non serve il sovrano, sia appeso all'albero fatale.
Il superbo cerca l'umile, il grande cerca il piccolo,
nessuno non trova chi ha cercato, su questa terrestre sfera;
L'ape fa la corte al fiore, il fiore risponde al suo appello,
ed essi celebrano nozze gioiose, i cui invitati sono cento foglie;
il vento corteggia i rami, i rami si fanno conquistare,
e il padre affettuoso cerca la fanciulla per il figlio.
La tempesta si aggira sulla riva mormorando un dolente canto,
il frangente con occhio pensoso, volge lo sguardo alla luna,
i loro spiriti si fondono, si scambiano solenni giuramenti,
mai più canterà lui dolente, e lei scaccerà la sua tristezza.
Il verme corteggia il mortale, la morte reclama una sposa viva,
la notte al giorno è sposata, l'aurora al vespro;
la Terra è un'allegra damigella, e il Cielo un cavaliere tanto sincero,
e la Terra è alquanto civettuola, e a lui sembra vano implorare.
Ora l'applicazione pratica, al lettore dell'elenco,
per portarti sulla retta via, e mettere in riga la tua anima;
tu sei un assolo umano, un essere freddo, e solitario,
non avrai una dolce compagna, raccoglierai ciò che hai seminato.
Non hai mai ore silenti, e minuti sempre troppo lunghi,
e un sacco di tristi pensieri, e lamenti invece di canti?
C'è Sarah, ed Eliza, ed Emeline così bella,
e Harriet, e Susan, e quella con la chioma arricciata!
I tuoi occhi sono tristemente accecati, eppure puoi ancora vedere
sei vere, e avvenenti fanciulle sedute sull'albero;
accostati a quell'albero con prudenza, poi arrampicati ardito,
e cogli colei che ami di più, non curarti dello spazio, né del tempo!
Poi portala tra le fronde del bosco, e costruisci per lei un pergolato,
e dalle ciò che chiede, gioielli, o uccelli, o fiori;
e porta il piffero, e la tromba, e batti sul tamburo -
e da' il Buongiorno al mondo, e avviati alla gloria casalinga!

domenica 3 maggio 2009

CARO PALAZZO STERI (che mi ha chiesto d'essergli amico su FB...)

Caro Palazzo Steri, vorrei che l'Università di Palermo decidesse di darsi una sede diversa e, in un empito di generosità, facesse di te il Museo dell'Ebraismo siciliano: che tu, che sei stato prima il Palazzo dei superbi Chiaramonte e poi sede della terribilissima "Santa Inquisizione" - di quel Tribunale demoniaco che voleva cancellare ogni traccia dei Giudei e di ogni altra diversità - diventassi il luogo della Memoria, e monito per ciò stesso: di ciò che è stato e non dovrà essere mai più. Uno Yad Vashem dei 441 ebrei condannati al rogo, delle migliaia di innocenti che per anni languirono nelle tue segrete, dei 40.000 che furono costretti all'esilio o alla conversione. I poveri graffiti che ornano le mura delle antiche celle raccontano quella disperazione.