mercoledì 7 maggio 2008

QUANDO MARCELLETTI INVOCAVA IL CAMBIAMENTO

Per chi ha buona memoria. E per chi dimentica. Due prese di posizione di Carlo Marcelletti, il cardio chirurgo infantile arrestato per concussione, peculato e truffa. Sul Corriere della Sera e su Repubblica. Entrambe risalgono allo scorso anno. Il 2007. Buona lettura.

Corriere della Sera.

Sicilia, il chirurgo Marcelletti da Cuffaro a Veltroni

DAL NOSTRO INVIATO PALERMO - Molti fremono per la nascita del Pd. Perché la creatura potrebbe presentare qualche affanno già ai primi vagiti. Ma c' è un medico di fama, un cardiochirurgo pediatrico come Carlo Marcelletti, pronto a dare una mano in sala parto per aiutare il leader che più gli piace, Walter Veltroni. E qualcuno forse si sorprenderà di ritrovarlo nella lista dei 33 componenti del coordinamento siciliano pro Walter visto che, con sfortunate e brevi incursioni in politica, oltre al camice bianco del suo ospedale palermitano, Marcelletti ha indossato quattro casacche. Passando dall' «illusione» di Forza Italia con Gianfranco Micciché alle «promesse senza seguito» di Totò Cuffaro, dalla «ribellione» di Francesco Musotto contro gli azzurri a quello che definì il «finto autonomismo» di Raffaele Lombardo. Deluso, ma tenace, deciso a spendersi per «denunciare gli intrecci fra sanità e mafia, politica e malaffare», lo specialista zompato su tutte le tv del mondo ai tempi degli interventi sulle gemelline siamesi spera adesso nel successo di Veltroni e azzarda la diagnosi sul nascituro: «La creatura non sembra venir fuori robusta. Perché ha da fare i conti con tutte le tensioni correntizie che ci sono». Come proteggerla? Propone incubatrice e terapia intensiva? Si limita a un consiglio: «Tocca a Veltroni non cedere agli apparati. Se vuole fare una cosa buona per questo Paese non può riciclare l' 80% di quelli che hanno già avuto un ruolo. Occorrono facce nuove». Lo ha detto anche a Veltroni, dopo i contatti stabiliti attraverso uno dei candidati alla guida del Pd in Sicilia, Giuseppe Lumia, vice presidente dell' Antimafia. Una telefonata del sindaco di Roma che ringraziava, come riferisce Marcelletti: «Mi ha parlato di meritocrazia e ammodernamento del mercato, le cose che volevo sentirgli dire. Mi sono sembrate simili a quelle di Montezemolo. Quel che cattura è il Veltroni progressista, kennediano, non massimalista. I suoi discorsi non appartengono né alla destra né alla sinistra. Vi si ritrovano ideali fortemente ispirati anche da Montezemolo e non solo...». Lo dice mentre le sue mani preziose sfiorano i testi di Ichino, Giavazzi e Alesina, confusi fra quelli di patologia.

Repubblica. Edizione di Palermo.

Intervento di Carlo Marcelletti.

C’è del buono nel Regno di Sicilia. E chissà che non spazzi via il marcio. Proprio così. È entusiasmante la campagna elettorale che si profila per le prossime elezioni regionali. Addirittura travolgente, poi, potrebbe essere il dopo 13 e 14 aprile, quando si tratterà davvero di voltare pagina e di chiudere con il «cuffarismo», un «sistema» che ha allargato le distanze dell’isola dal resto del Paese tanto sul piano economico quanto, soprattutto, sul versante morale. È bello osservare che la Sicilia torna a essere quel laboratorio politico che è sempre stata. In cui il confronto avviene sulle idee, sui programmi, sulla voglia di cambiamento e non sulle logiche di schieramento, di appartenenza e, in definitiva, di puro potere.Chiaro, è un segnale importantissimo quello lanciato dal Partito democratico, che ha scelto un candidato forte. Chi meglio di Anna Finocchiaro, ex capogruppo del Pd al Senato, che di questa terra è figlia e profonda conoscitrice? Sono stato tra i primi a credere nell’importanza della nascita, in Italia, di una forza progressista moderna, pragmatica, senza lacci e laccioli ideologici, capace di rinnovare l’Italia adottando come criterio principale la valorizzazione del merito degli individui. Non ho avuto difficoltà, malgrado mi pesassero addosso le «sbandate» del passato per Raffaele Lombardo e per lo stesso Salvatore Cuffaro, ad aderire al Comitato pro-Veltroni, a poche ore dalla sua istituzione qui a Palermo. Bene, se Veltroni voleva dimostrare che il nuovo avanza realmente e che il cambiamento è possibile anche in Sicilia, con Anna Finocchiaro ha scelto la persona giusta. Tutti i siciliani liberi, davvero in buona fede, lo riconosceranno. Non solo quelli di sinistra.Ma attenzione, le carte si sono rimescolate anche nel centrodestra. Ed è stato quasi un terremoto. Temo che Gianfranco Miccichè avrà i suoi problemi a fare digerire la candidatura a Silvio Berlusconi e ai vertici del Partito della Libertà. Ma la sua «Rivoluzione siciliana» appare esattamente come una piccola, grande rivoluzione. Destinata a rompere gli schemi consolidati a destra e a porsi come una novità con la quale pure Anna Finocchiaro e il Pd dovranno fare i conti. C’è una sintesi fulminante nelle dichiarazioni programmatiche di Miccichè. Che cos’è il «cuffarismo»? «Un sistema clientelare che ha bloccato la Regione, che ha trasformato il lavoro da diritto a favore, che fa fuggire le imprese del Nord stanche di dovere passare sotto le grinfie della politica».So perfettamente che Pinocchio in confronto ai politici nostrani è un dilettante. Ma fino a prova contraria sarebbe importante dare credito a Miccichè. Anzi, prenderlo alla lettera e verificare se alle parole vuole aggiungere i fatti. Per questo non sono d’accordo con Anna Finocchiaro quando lo accomuna a Lombardo e conclude, tranciante, che nemmeno lui può diventare un interlocutore credibile. Per carità, in campagna elettorale è giusto che ognuno faccia la propria corsa. Né io caldeggio «inciuci» o grandi coalizioni che dir si voglia. Il mio sogno è un altro. Perché non provare a vedere se con Miccichè, indipendentemente dai risultati delle elezioni di aprile, fosse possibile stendere una sorta di Carta per la rinascita della Sicilia? Un accordo di metodo, le classiche regole del gioco da stabilire insieme, in perfetto stile bipartisan, su dieci punti chiave: legalità, meritocrazia nelle nomine pubbliche, sicurezza dei cittadini, trasparenza negli appalti e nei finanziamenti, snellimento degli apparati e della burocrazia, rilancio economico, lavoro e precariato, investimenti in alta tecnologia, freno alla fuga dei cervelli. E, naturalmente, riordino della Sanità, per abbattere gli sprechi e puntare al raggiungimento di standard di eccellenza.Meglio che Miccichè ci rifletta sopra, perché su questi nodi dovrà misurarsi. E tutti potranno scoprire se effettivamente, come sostiene, a muoverlo è unicamente l’amore per la Sicilia. Ma per quanto non ne abbia alcun titolo, mi sento allo stesso tempo di rivolgere un invito ad Anna Finocchiaro affinché verifichi la disponibilità dell’avversario quanto meno alla nascita di un clima di confronto. L’unico clima dentro al quale è possibile produrre un vero cambiamento. Lo chiede la Sicilia. E questa terra è la nostra terra.

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