E' sempre un privilegio assistere al compiersi della storia, sebbene attraverso la televisione. Il discorso di Obama, le lacrime di Jesse Jackson, la festa popolare, l'entusiasmo, l'uscita di scena di George W. Bush. La Casa bianca ospiterà un nero, meno di cinquant'anni dopo la fine della segregazione negli Usa, quarant'anni dopo l'assassinio di Martin Luther King, e pochi anni dopo il giuramento dei primi segretari (ministri) di colore, Colin Powell e Condoleeza Rice.
Ciò che ieri sembrava impossibile, o ancora improbabile, oggi è accaduto.
La storia accelera, ed ora si appresta a cambiare radicalmente il volto di un intero paese.
E' importante, la vittoria di Obama. Straordinariamente importante.
Ma ora che gli Stati Uniti si apprestano ad esser governati da un nero, ci accorgiamo che essi non sono più la guida economica del pianeta, che lo scettro economico è passato da Occidente ad Oriente.
Questo cambiamento, insomma, potrebbe esser giunto in ritardo.
Cina e India sono in grado di condizionare, di determinare, l'andamento borsistico, il prezzo del petrolio, del rame: delle azioni e delle materie prime. E se il vecchio sovrano s'illumina, il nuovo s'incarognisce.
Se domani gli Usa firmassero il Protocollo di Kyoto, la Cina avrebbe un motivo in più per non farlo.
Se l'altro ieri il problema era la Russia, e ieri il terrorismo, oggi è la competizione globale, e il conseguente impoverimento del pianeta.
Ieri, si comprimevano i diritti di alcuni.
Domani, in discussione saranno i diritti di tutti.
E possiamo occuparcene solo oggi.
E' questa l'agenda politica di Obama. E la nostra.
E' la storia, bellezza.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento