martedì 5 febbraio 2008

UNA "COMMISSIONE ATTALI" PER LA SICILIA

Si fa la guerra sui nomi. A destra e a sinistra. E non dico che non sia giusto. La politica ha le sue sacrosante esigenze. Almeno finché non troviamo un altro modo per gestire la cosa pubblica.
Però.
La Sicilia ha un bilancio regionale ingessato, che per gran parte è destinato alle spese correnti. Ha una Pubblica Amministrazione inefficiente e surdimensionata. Dei servizi pubblici invecchiati e inadeguati al presente: figuriamoci al futuro.
Ora, qualcuno dirà: prima i programmi. No, non genericamente di programmi, occorre occuparsi. Ma di poche cose essenziali.
Serve uno sguardo lucido. Un principio. Una leadership intellettuale.
Partiamo dal fatto che il meglio della politica e delle competenze intellettuali e professionali siciliane - che insieme potrebbero dedicarsi a smontare il Bilancio, a liberare risorse per investimenti, a snellire l'amministrazione, a svecchiare i servizi - si trovano variamente dislocate nei due schieramenti politici e culturali.
Perché non immaginare, allora, sul modello francese, una sorta di "Commissione Attali" per la Sicilia? Senza pregiudizi. Senza etichette.
A Gettone Zero, ovviamente: che lavori per la Comunità, e non per le proprie tasche.
Lavorare per il bene comune, per inciso, è antimafia.
Perché non pensare - anche per Palermo, visto che si sta già trasversalmente ipotizzando per Roma - ad una fase costituente?
Volendo far dell'ironia, si potrebbe dire ricostituente.
Una legislatura che consenta le riforme.
Un passaggio dal vecchio al nuovo.

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