sabato 2 gennaio 2010

RILEGGERE GUARESCHI

My Sky è fondamentale. In un tempo di palinsesti scombiccherati, aggiusta ogni cosa. Puoi recuperare vecchi film e registrare documentari preziosissimi.
In questi giorni, ho ripescato i film dedicati a Peppone e Don Camillo, tratti dai romanzi di Giovannino Guareschi. Tutti quanti, dalla prima all'ultima pellicola.
La serie cinematografica durò vent'anni: dal Don Camillo del '52 fino al Don Camillo e i giovani d'oggi del '72, in cui Gastone Moschin e Lionel Stander interpretano appena dignitosamente i personaggi immortali che erano appartenuti a Fernandel e Gino Cervi.
Ad un paio di metri dalla mia tv, occhieggia una vecchia raccolta del Candido. Copertina rigida. Satira e vignette imperdibili. La storia d'Italia si rilegge anche così, tra Guareschi e il suo omologo di parte comunista, Fortebraccio. Ma i libri di Guareschi, per me, sono altrettanto importanti dei film che ne furon tratti. Esempi di buona scrittura novecentesca e ingiustamente dimenticati.
Il mio amico Marco Ferrazzoli ha scritto un saggio, il suo secondo, su Giovannino Guareschi, Non solo Don Camillo, uscito a fine 2008 per L’Uomo Libero e mio primo consiglio di lettura, per quest'anno.

Cito da un'intervista de Il Fondo a Marco Ferrazzoli:

Indro Montanelli fu lapidario: “La storia del XX secolo la si può fare senza chiunque altro ma non senza Guareschi”. Io lo confermo, evidenziando che Guareschi non solo fu un grande scrittore, giornalista, disegnatore e umorista, ma soprattutto un grande intellettuale e personaggio italiano. È un autore centrale della nostra letteratura, un giornalista politico fondamentale e un raro esempio di coerenza umana e intellettuale.
Già nella prima metà del ‘900 Giovannino Guareschi è un celebre giornalista del Bertoldo. Nel 1943 viene deportato nei lager nazisti, divenendo una figura di spicco della “resistenza bianca”. Al rientro fonda e dirige il Candido, il maggior settimanale politico-satirico del dopoguerra. Nel ’46 sostiene la monarchia al referendum istituzionale. Fornisce un contributo essenziale alla vittoria democristiana nelle elezioni del 1948 con i famosi manifesti «Nell’urna Dio ti vede, Stalin no» e «Mamma votagli contro anche per me». Diviene un importante opinion-leader, uno dei più feroci fustigatori del partitismo e il principale polemista anti-comunista. Nel ’53 finisce in carcere per diffamazione di Einaudi e De Gasperi.
Già questa sommaria lettura della sua biografia dimostra come l’autore di Don Camillo sia stato uno dei più importanti intellettuali civili italiani del ‘900. Naturalmente, ci sono anche i libri del Mondo piccolo e molti altri: venduti e tradotti in milioni di copie, hanno ispirato film ancor oggi di grande audience. Ma, forse, a questo successo si deve un paradossale fraintendimento: l’edulcorazione dell’importanza storica e culturale di Guareschi e la sottovalutazione della sua statura morale. Un rischio che egli corre a causa sia dei “nemici” ansiosi di minimizzarne l’importanza, sia di taluni “amici” che sembrano confermarne l’immagine debole.
Guareschi è invece un autore centrale della nostra letteratura, un giornalista politico fondamentale e un raro esempio di coerenza umana e intellettuale.


Sottoscrivo.

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