mercoledì 29 agosto 2007

LA PACE E' FINITA?



Due boss, due ex nemici giurati, Leoluca Bagarella, corleonese, e Nitto Santapaola, catanese, si scambiano le celle, su disposizione del DAP, il Dipartimento Penitenziario del Ministero di Grazia e Giustizia. Ciascuno dei due, stando a quel poco che sappiamo, lascia sul tavolino la propria fede nuziale, e poi, ne denuncia lo smarrimento alla Polizia penitenziaria.
Allo stesso tempo, viene diffusa la notizia della spedizione di due cartoline illustrate da uno sconosciuto mittente a due destinatari d'eccezione: Totò Riina e Bernardo Provenzano. Le cartoline riportano l'immagine dello stadio di San Siro, una scritta eloquente - "La pace è finita" - ed un falso indirizzo: Via Borsellino.
L'interpretazione che se ne dà, almeno in apparenza, è la seguente.
Per quel che riguarda le fedi, lasciate sui tavolini: è uno scambio di fedi, tra Bagarella e Santapaola. Ciò che equivale ad un'unione: un'alleanza.
Per quel che riguarda le cartoline: la rievocazione del fallito attentato allo stadio Olimpico, la minaccia insita nella frase "La pace è finita" (la pax mafiosa, la tregua dopo le stragi del '92 e del '93), l'allusione alla strage di Via d'Amelio contenuta in quel falso indirizzo: Via Borsellino.
Probabilmente, si tratta di un'interpretazione corretta.
Ma vi è forse una seconda possibile interpretazione, che non divergerebbe dalla prima, se non per le sue conseguenze.
Ecco il ragionamento, in sintesi.
Bagarella e Santapaola, vigendo il regime carcerario duro, il cosiddetto 41 bis, non hanno grandi opportunità di comunicazione all'esterno. Concordano, dunque (e in ciò è già una curiosa contraddizione: "concordano", superando il 41 bis), un'azione simultanea, contando sulla dirompenza mediatica di un piccolo gesto, sulla sua significanza (altra contraddizione, sull'efficacia del 41 bis: qualunque sia il suo significato, stiamo parlando di un gesto che è stato amplificato, fino a farne un messaggio pubblico).
Bagarella e Santapaola, dunque, concordano di lasciar le fedi. Ovvero, ecco la differenza con la prima interpretazione del fatto, concordano di smarrirle: e cioè, intendono affermare d'aver smarrito la Fede.
La fede minuscola, naturalmente: termine da intendersi come fedeltà.
Fedeltà a chi?, verrebbe da chiedersi. E' una disobbedienza, quella annunciata dai due boss? Una presa di distanza? O qualcosa di più? L'annuncio di una guerra? Di una scissione?
Bernardo Provenzano - successore di Riina "nonostante", così sembra, il volere di Bagarella - è stato arrestato. La lotta per la successione è aperta. Anche in questo caso, è da precisare: così sembra.
Nel 2006, contro il palermitano Salvatore Lo Piccolo, uno dei due pretendenti al trono (l'altro essendo Matteo Messina Denaro, più vicino - almeno caratterialmente - a Bagarella), sono state intercettate delle conversazioni che dicono di progetti di morte. L'intercettazione risale ad un'inchiesta che ha decapitato le cosche mafiose di Palermo Centro. E Lo Piccolo, molto criticato per questo, avrebbe dato il via libera al ritorno degli "scappati" negli Stati Uniti, ai mafiosi dell'era Bontate sconfitti dai corleonesi, nella grande guerra di mafia dei primi anni Ottanta, e fuggiti per evitare la morte.
Uno smacco, questo ritorno, per i corleonesi.
E dunque. Chi ha probabilmente mal digerito la ritirata strategica di Provenzano, la "sommersione" (e cioè Leoluca Bagarella), annuncia d'aver perso la Fede, e lo fa simultaneamente a Nitto Santapaola. Per curiosa coincidenza, due cartolina identiche, spedite da San Siro (che ruolo ebbe Bagarella negli attentati del '93?), affermano che "La pace è finita" (l'allusione a Borsellino è univoca, nel suo significato).
Se la vicinanza temporale tra lo smarrimento delle fedi e la spedizione delle cartoline non fosse una curiosa coincidenza, quest'alleanza potrebbe esser stata annunciata, all'esterno, con un evento mediatico studiato attentamente: a significare una generale chiamata alle armi (La pace è finita), un invito a schierarsi nella guerra per la successione a Provenzano.
E' tutta qui la differenza, rispetto alla prima interpretazione: riguarda le conseguenze di quel messaggio, contenuto in due fedi e due cartoline.

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