Renzo Bellanca ha chiesto ad alcuni autori italiani di affiancare dei racconti alle sue sculture. Ne è venuta fuori la mostra Doppio Linguaggio, che in questi giorni può esser visitata al Chiostro del Bramante, a Roma. Questo è il mio racconto.
Non c’è pietra grezza o lavorata nel mio villaggio che i Maestri non abbiano ordinato di custodire al chiuso o proteggere all’aperto, rilevandone con un raggio antimaterico l’irripetibile composizione e applicandovi un microscopico sensore a carica infinita.
I regolamenti, approvati dal Sinedrio, sono chiarissimi anche sui metalli, la proprietà dei quali spetta all’Ente Supremo: occorre denunciarne il possesso antecedente il Decreto Universale, e le leghe e gli impasti vanno autorizzati per periodi definiti, al termine dei quali, occorre restituirli agli Uffici del Ripristino.
I legni sono esposti nei Musei delle essenze viventi. Gli alberi sono stati sostituiti dagli Osmoti: apparecchiature anfibie di natura organica che si nutrono di anidride carbonica e producono ossigeno, all’aria aperta e nelle profondità marine.
Le antiche civiltà umane hanno dilapidato le ricchezze naturali.
Al termine della prima grande guerra dell’acqua, mille anni fa, i Maestri hanno deliberato la Restituzione alla terra del maltolto.
Io, Silvestre, inventore dell’inchiostro capace di cancellare ogni libro, dello specchio che mostra ciò che è alle nostre spalle, della macchina che conduce nel passato, ho ottenuto dal Sinedrio il possesso di questa pietra, sulla quale incido la nostra storia presente e rivolgo un monito ai nostri predecessori.
La tensione all’Assoluto in terra, diffusa dalla Letteratura e dalle Arti, ha condotto l’Umano al di là dei confini per esso stabiliti.
In questa Pietra, scrivo tutte le parole di tutti i libri e riproduco tutte le figure di ogni disegno, affinché siano esse riconosciute per tempo e poste al bando dalle generazioni che son venute a me e che da voi proverranno.
Ho cancellato i libri, ho guardato alle mie spalle, vi invio questa pietra con la mia macchina del tempo.
Fatene buon uso.
Questa pietra, Maestro, ho rinvenuto alcuni mesi fa nei pressi del Lago, e vi si specchiava con il suo messaggio, dal contenuto ancora per me oscuro. A prima vista, i caratteri parevano intelligibili, ma ad uno sguardo più attento, nulla di ciò che vi era inciso, era comprensibile. Mi apparve come un Codice, e ho pazientemente tentato di decifrarlo, senza però alcun apprezzabile risultato. Mi auguro che Voi, nella Vostra infinita saggezza, possiate penetrarne il mistero. A questo Convento, che mi ha accolto giovanissimo, offro pure un mio progetto, che è scaturito dall’osservazione di questo Codice. La stampa. L’incisione su pietra e su metalli mediante apposita fusione dei testi sacri e profani che ancora trascriviamo manualmente. La stampa ci consentirà di diffonderli su tutta la terra. Il vostro fratello amanuense Angelo.
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