martedì 17 luglio 2007

PICCOLA ORAZIONE PER PAOLO



I più piccoli, svegliati al mattino presto, con la dolcezza dei giorni santi, sono avvolti nell’ombra, stringono con tutta la loro forza le mani dei grandi, e vedono solo quei corpi, enormi, stretti l’uno all’altro, in una piazza che sembra Palermo, ed è Gerusalemme; stanno in silenzio, nel clamore dell’attesa, finché la porta, percossa dai vecchi anelli dei battenti, non si apre, con un cigolio metallico.
Scendono, i più piccoli, passo per passo, i gradini che conducono al Santo Sepolcro, rischiarato dal foro stellato sul tetto altissimo di Sant’Elena, fino alla pietra dell’unzione, e a quel sarcofago.
Quello.
La cera calda ne suggella l’entrata: una porticina di legno.
I cerimonieri appongono i loro sigilli.
E poi il miracolo, all’interno: il Fuoco Sacro, che tutti si passano di mano in mano, piegando un poco la candela.
Mi torna in mente quel miracolo, quando penso alle fiaccole.
Mi torna in mente che sono stato piccolo, tra i grandi.
Mi torna in mente uno sguardo, preoccupato: di una pena che mi attraversava come un lampo, e come se io non ci fossi, in quel momento, a San Francesco d’Assisi: lui era seduto, da solo, su una panca, su un fianco della Basilica, e i celebranti ricordavano altri morti.
Poi sarebbe toccato a lui, a Paolo.
Ho visto quel Fuoco, e anch’io l’ho preso sulla mia fiaccola.

Il 19 luglio del 2007 saranno trascorsi quindici anni dalla strage di via d'Amelio. La mia Palermo perse ogni speranza. Ricordo le notti di protesta e di lacrime al Palazzo delle Aquile. A Casa Professa. Un anno fa, Giuseppe Cutino mi ha chiesto un breve testo, per ricordare Paolo Borsellino.

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