mercoledì 4 luglio 2007
RAGIONEVOLE DUBBIO
Non sono un giurista. Mi chiedo se la nozione di "Ragionevole dubbio" abbia cittadinanza anche in Italia; se il nostro processo contempli quella formula, ricorrente negli Stati Uniti (che ha a che fare, peraltro, con il Diritto Romano: In dubio, pro reo).
Arrivo al dunque. Il processo al ragazzo di diciassette anni - diciotto da domani - accusato di avere ucciso l'Ispettore Raciti, negli scontri dinanzi al Massimino. Si terrà, se mai si terrà, poggiando sulle fragilissime fondamenta di un'inchiesta che storicamente conta: una perizia dei Carabinieri del Ris che scagiona il ragazzo (le lesioni dell'Ispettore non potrebbero ricondursi al lavabo d'acciaio retto dal ragazzo); una testimonianza di un collega dell'Ispettore Raciti che racconta di uno scontro della vittima con lo sportello aperto di un Land Rover Discovery in retromarcia (più compatibile, sembra, con le lesioni riscontrate durante l'autopsia e con le immagini e la tempistica delle lesioni stesse).
Ora, l'eccellente difesa del ragazzo (il nome del quale sarà rivelato domani, al compimento della maggiore età), ha più volte chiesto la sua scarcerazione, puntualmente negata; ha chiesto che le indagini fossero svolte da organi di polizia giudiziaria diversi dalla Polizia di Stato (emotivamente coinvolta nei fatti): non se ne parla; ha chiesto che le udienze del processo per il reato - in questo contesto secondario - di Resistenza a Pubblico Ufficiale, si tenessero a porte aperte (no anche a questo); ha chiesto lo spostamento del processo per legittima suspicione: no, ovviamente!
Non dico del comportamento esecrabile del ragazzo: un violento; della pista che potrebbe ricondurre agli scontri di Librino, di poco precedenti quelli del Massimino, né dell'uso di bombe carta, del tipo di quelle sequestrate nella Terra di Nessuno di Librino.
Non dico della pena che si prova per l'Ispettore Raciti, e per la sua famiglia.
Quel che sta accadendo, a Catania, solleva più di un dubbio. Ragionevole dubbio.
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