giovedì 4 ottobre 2007

I FUNERALI DEL NOSTRO RIMPIANTO


Pensavo che fosse oramai giunto il tempo di celebrare i funerali di Leonardo Sciascia: quelli del Mito, dopo quelli dell'uomo. E lo pensavo da lettore di Leonardo Sciascia. Il Contesto, per spiegarmi meglio, ritenevo fosse stato spogliato, con gli anni, di quel contesto culturale (e politico) che lo aveva reso assai provocatorio nei confronti dell'establishment comunista, e democristiano a ben pensarci (oggi diremmo Casta), e che pure l'aveva reso comprensibile, agli occhi dei lettori. E su quel filone, ritenevo fossero incastonati anche altri scritti: giornalistici, per lo più.
Pensavo che occorresse recuperare l'altro Sciascia, ancora vivissimo: quello, anzitutto, de Il Consiglio d'Egitto (e dell'arabica impostura dell'Abate Vella, che, se non fosse stata struccata dall'austriaco Hager, avrebbe forse comportato la fine anticipata del latifondismo nell'Isola); e quello delle Parrocchie di Regalpetra, di Nero su Nero, del Giorno della Civetta, delle Feste Popolari: lo scrittore terragno, legato alle tradizioni profonde della Sicilia, a danno del pamphlettista ipocritamente rimpianto (ad ogni cantone di giornale, fino a pochi anni fa).
Lo pensavo, e lo penso ancora. Tra l'imperfetto ed il presente, però, c'è un frammento, che impedisce a quel pensiero di girar bene come dovrebbe: il frammento di un diverso ragionamento, scacciato, per affetto, e rientrato a forza.
Tra la terra e il cielo, tra il Mistero e la Luce, Sciascia non ha mai scelto per davvero. E in questa contrapposizione, in questa dialettica, ha scritto del suo meglio.
Se proprio dobbiamo celebrar qualcosa, è il funerale del nostro rimpianto: di un intellettuale capace di tagliare ogni nodo, con una spada.
A Sciascia, che scrisse di molte eresìe, siamo debitori, in fondo, di una sola grande lezione, che potremmo sintetizzare così, con parole nostre: Non c'è Ragione senza Memoria. Nella conoscenza di quel che è stato, e nella libertà, che un autore può concedersi, di plasmar la storia, è la comprensione del presente.

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