lunedì 8 ottobre 2007

SCIASCIA, STENDHAL, NAVARRO


A proposito di Leonardo Sciascia, avevo scritto: "Tra la terra e il cielo, tra il Mistero e la Luce, Sciascia non ha mai scelto per davvero. E in questa contrapposizione, in questa dialettica, ha scritto del suo meglio.
Se proprio dobbiamo celebrar qualcosa, è il funerale del nostro rimpianto: di un intellettuale capace di tagliare ogni nodo, con una spada.
"A Sciascia, che scrisse di molte eresìe, siamo debitori, in fondo, di una sola grande lezione, che potremmo sintetizzare così, con parole nostre: Non c'è Ragione senza Memoria. Nella conoscenza di quel che è stato, e nella libertà, che un autore può concedersi, di plasmar la storia, è la comprensione del presente".

Ora, sono trascorsi pochi giorni, nell'introduzione di Natale Tedesco alle "Storielle siciliane" di Emanuele Navarro della Miraglia (pubblicate da Sellerio nella Collana "Biblioteca siciliana di Storia e Letteratura"), leggo un giudizio di Navarro su Stendhal (e Tedesco lo giudica adattissimo allo stesso Navarro): "Pretendeva di agire secondo i dettami della ragione, ma fu perennemente dominato dalla fantasia e fece ogni cosa per entusiasmo".

La frase s'attaglia a Sciascia come a Stendhal e a Navarro. E fra i tre c'è un filo robustissimo. Tutto si tiene, come sempre.

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