lunedì 22 ottobre 2007

IL CORAGGIO DELL'OCCIDENTE


Ci vuol coraggio, per provare a guardarsi intorno con una certa onestà intellettuale.
Il Presidente iraniano dice che Israele, "l'Entità", va cancellata.
Il rappresentante iraniano ai negoziati internazionali sull'atomica si licenzia (su richiesta che dall'alto arriva, immaginiamo), perché troppo moderato.
Gli esperti dell'Aiea sostengono che tra 5, 8 anni al massimo, l'Iran avrà la sua atomica.
Gli Stati Uniti non vogliono rimanere alla finestra, e studiano un attacco convenzionale dall'alto (bombardamenti), ultimo passo prima della guerra sul terreno.
E così, con l'aggiunta dell'Iran dilagherebbe quel conflitto che già oggi coinvolge Afghanistan, Iraq e Siria (forse pronta al gran passo, per via dell'entente con l'Iran svelata da Israele e del primo atto di guerra sul suo territorio: il bombardamento di siti nucleari proprio da parte di Israele).
Un allargamento che rischia di coinvolgere altri Paesi - dalla Turchia all'Egitto - e di destabilizzare ulteriormente paesi più piccoli ma non meno importanti, Arabia Saudita in testa.
Ci vuol coraggio a restar tranquilli, mentre si studia - a Washington, Mosca, Pechino, Teheran, Damasco, Ankara, Il Cairo - sullo svolgimento di una possibile Terza Guerra Mondiale.
Non son tra quelli che difendono i cattivi - Ahmadinejad, i Talebani, Osama e Al Qaeda - e se la prendono con l'Occidente e le sue colpe coloniali ed imperiali.
Ma, per la miseria, vorrei che fosse tutto un brutto sogno.
Non c'è un luogo in cui ragionar di queste cose: l'Onu è preda di interessi oscuri e trasversali, e non vi è diplomazia che tenga, dinanzi alla scommessa folle di alcuni, dico di Cina e Russia, innanzitutto, di far saltare il banco e prender tutto il piatto, costi quel che costi.
E così, nel bel mezzo di questo caos, la Russia annuncia il riarmo, la Cina sostiene il regime assassino della Birmania, ed entrambi impediscono ogni pressione sui fondamentalisti islamici che costituisca un'alternativa alla guerra.
Negli Stati Uniti, infine, è bene cominciare a dircelo, si son commessi errori, si son dette bugie, si son fatte immonde speculazioni.
La risposta? Sarebbe l'Europa, se fosse in grado di darsi un'autonoma politica estera (forse con nuove istituzioni comunitarie), e se fosse in grado d'intrecciare nuove e inedite alleanze, a partire dal continente africano e da quello asiatico; se fosse in grado d'indurre il nostro sistema occidentale, Europa e Americhe, ad un'effettiva apertura alla collaborazione sui temi autentici della cooperazione allo sviluppo sostenibile.
Non è populismo. E' buon senso.

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