mercoledì 9 aprile 2008

LE OMBRE CHE UCCIDONO

Piombavano in casa tua, improvvisamente, e senza alcun riguardo per la tua persona, e per la tua famiglia, ti trascinavano via. I tuoi famigliari non avrebbero avuto alcuna notizia, del tuo destino. Avrebbero implorato clemenza.
E tu, dopo le torture, i tratti di corda, gli schianti al suolo, avresti ammesso ogni cosa. Firmando una falsa confessione.
Così funzionava l'Inquisizione. I tuoi beni sarebbero stati sequestrati, o venduti ad un incanto privato, ad un prezzo men che simbolico. La tua reputazione, macchiata da una colpa inesistente, avrebbe accompagnato i tuoi figli.
Intorno a te, la delazione, il ricatto.
La denuncia nei tuoi confronti era stata probabilmente sollecitata: dite quel che sapete, di quell'uomo, o anche voi sarete ritenuti responsabili delle sue offese. A te, l'impossibile compito di mostrare la tua innocenza, dinanzi a dei giudicatori, e senza alcun diritto ad una vera difesa.
Così, il processo.
Sono passati degli anni. Secoli. Ma il sospetto; la delazione; il processo ingiusto; la perdita della reputazione; l'offesa arrecata alla Fede e alla Pubblica decenza. Sembra che, per tutto ciò, il tempo non sia passato.
A questo mi vien da pensare scorrendo il Corriere della Sera, laddove si scrive di pesantissimi sospetti su Tano Grasso, promotore di una delle prime rivolte antiracket, ed oggi al vertice della FAI.
Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, giornalista onesto di Barcellona Pozzo di Gotto, lo ha invitato a dimettersi, finché le ombre che lo circondano non si saranno diradate.
E dunque, può un'ombra far velo alla storia e al valore morale di una persona come Tano Grasso? Quante volte è accaduto che un'ombra abbia ucciso un onest'uomo?
Dovremmo pensar meglio alla Giustizia.

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