martedì 8 aprile 2008

L'OMICIDIO SECONDARIO

Trent'anni di galera. Per omicidio. Il giudice l'ha condannato per aver pestato a sangue la fidanzata incinta e averla sepolta viva. Per l'omicidio del figlio, no. Nessuna aggravante, per il duplice omicidio. Il giudice, secondo i giornali, avrebbe considerato la morte del bambino un effetto secondario, non voluto. L'assassino, difatti, avrà pensato che il bambino per il quale aveva litigato, sarebbe sopravvissuto: al pestaggio, alla sepoltura, alla morte della madre. Farà giurisprudenza, la sentenza? Lo sparo di un proiettile, talora, provoca l'effetto secondario della morte di qualcuno. Così, l'auto che punta il passante, la bomba sull'aeroplano, l'esplosivo su un traghetto e via ipotizzando. A volte, per citare una vecchissima filosofica vignetta di Altan, penso cose che non condivido, o mi trovo a condividere cose che non avrei mai pensato. Come certe dichiarazioni, sulla necessità di valutare periodicamente la capacità di giudizio di un magistrato.

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