Dieci al giorno. A volte, anche venti. Non riesco a farne a meno.
Se per caso non l'ho in tasca, mi sembra di impazzire.
Sono un addict anch'io, ma a volte entro in una stanza, mi guardo intorno e devo scappare: tutti quanti...
Presto, sarà riammesso sugli aereoplani.
Lo so bene che dovrei diminuire. O smettere.
I medici cominciano a parlarne. La dentista, quando le ho detto che avevo un po' di sensibilità a sinistra, un fastidio sordo, e persistente, mi ha chiesto se, per caso, non avessi un ponte metallico. Le ho detto di sì. Bé, capita, allora. Se ne fai uso regolarmente, capita.
Regolarmente?
Ora, mio figlio dice che anche lui vorrebbe. E io gli rispondo che fa male. E tu, allora? Dovrei smettere, rispondo. Tristemente. Come mi ripeto ad ogni mal di testa.
Di dati scientifici ce ne sono pochi. Diciamo che le case produttrici non incentivano le Università alla ricerca. E i governi, tutti quanti, non obbligano a scriverci sopra che fa male.
Isolati ricercatori azzardano che, tra qualche anno, il suo uso sarà forse la prima causa di morte. O la prima causa di cancro, che è poi la stessa cosa.
Dovrei spegnerlo e non riaccenderlo più.
Il telefonino.
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