martedì 15 aprile 2008

X FACTOR E LE ELEZIONI

Ora che la Seconda Repubblica è fatta, con l'approdo alle sacre rive di Britannia e delle sue ex colonie (bipartitiche, obviously), non resta che occuparsi del corredo culturale di questa nuova Italia.
Ieri, ad X Factor, format dal titolo a prima vista incomprensibile (senonché, parrebbe trattarsi di quel Fattore X che qui da noi si tradurrebbe in Fattore C come il sinonimo di terga), si è esibito un concorrente, Emanuele. Suonava e cantava, in modo eccellente, e con qualche vezzo country, uno dei masterpieces degli U2, Sunday Bloody Sunday. Canzone simbolo della rivolta irlandese, e della feroce repressione inglese.
Una delle tre giurate, dal viso solitamente cattivo, ha abbozzato: "Bene bene". Simona "Simo" Ventura, che aveva mulinato le braccia come una sedicenne al suo terzo concerto, ha pronunciato una Lode senatoriale. Morgan, ex di Asia Argento, da Pirata par suo si è contraddetto: hai suonato da Dio, ma era una canzone da dilettanti. Sunday Bloody Sunday. Due giri di chitarra e stop.
Io, devo confessarlo, in quel frullatore di concetti, in quel vuoto pneumatico provocato dalla velocità della centrifuga, ho ripensato alla campagna elettorale che si era appena conclusa, e al posato periodare di uno dei candidati - assai professionale in verità, chiarezza ironia voce sguardo mani taglio d'abito gambe accavallate, con qualche vezzo country - e ho pensato che anche lui aveva suonato da Dio. Ma anche in questo caso, doveva trattarsi di una canzone da dilettanti.

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