lunedì 18 giugno 2007

TRE UOMINI IN BANCA


Prima le intercettazioni, ora i verbali. In passato, anche gli SMS. Vizi in piazza. Di uomini e donne. Potenti e arrivati, o parvenu e ancora un po' volgarotti. Se non si trattasse di patteggiamenti ad altissimi livelli su banche e istituzioni, ci sarebbe anche da ridere.
Il commento più ragionevole è arrivato, come spesso accade, da Sergio Romano, sul Corriere della Sera.
Vero: si può ragionare sullo sputtanamento - mi perdoni, Romano: la mia è una sintesi un po' elastica - e sui limiti ai quali assoggettare le tentazioni sputtanatorie di questo o quello, ma non bisogna dimenticare che se gli sputtanati non le avessero dette, certe cose, allora...
Aggiungerei soltanto, e l'ambasciatore Romano mi perdoni, che ne è passato di tempo, da quando ci si è resi conto che la perfezione non è roba di questo mondo, e che proprio per questo, la giustizia parte dalla colpa per giungere al colpevole.
Il contrario - partire dal reo per giungere al reato - è il contrario della giustizia.
Intercetta qualcuno, per un anno.
Magari, non incorrerà nei rigori del Codice Penale.
Ma se pubblicassimo le sue telefonate con l'amichetta o con l'amichetto, i suoi commenti sul capo o il sottoposto, le pietose o miserabili conversazioni delle quali si può esser capaci?
Io ho una risposta. Ma preferisco limitarmi a porre la domanda.

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