
Ci sono scandali nati nei Blog, notizie che per la prima volta sono state scritte per il Web.
Ci sono notizie che continuano ad esser reperibili soltanto sul Web: sulle tante guerre dimenticate (in Africa e in Asia), ad esempio, o sulle gravi limitazioni dei diritti umani in molti Paesi "amici" dell'Occidente.
In Italia, Dagospia anticipa di frequente giornali e tv.
L'evoluzione tecnologica trasforma comuni cittadini in giornalisti di talento, e in più, accelera la crisi dei modelli tradizionali di giornalismo (intellettuali, professionali, organizzativi).
Se a N.Y. l'editore del New York Times annuncia l'addio alla carta (tra 5 anni), alcuni tra i nostri giornali limitano l'accesso ai loro siti.
Nelle Tv, la piena interattività è ancora lontana; i format sono arretrati; i linguaggi vetusti.
E l'Ordine dei giornalisti?
Ha un'idea arretrata del mestiere: giornalista, per lo più, è chi scrive.
E chi produce, usa, seleziona, manipola le immagini?
Tecnici, dice l'OdG.
Il giornalismo è oramai un sincretismo di competenze differenti, una forma intellettuale in continuo mutamento.
Le rivoluzioni digitali si susseguono a ritmo di chip: ogni cinque anni.
Diamoci una regolata.
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