giovedì 24 maggio 2007

ANTROPOLOGIE CITTADINE


Tempo fa, fui coinvolto in una polemica "inqualificabile" su cosa fosse opportuno narrare della città. Risposi, insieme ad altri, con l'arma che uso di più, l'unica in realtà: l'ironia. Penso però che anche di altro dovremmo occuparci, nei libri: di quella mutazione antropologica metropolitana che comincia ad interessare anche Palermo, dopo aver riguardato le grandi città del mondo. Abbiamo anche noi, a guardar bene, le tribù, che si costituiscono per tentativi di approssimazione, le violenze di strada, che infrangono codici di antica data, i colori di guerra, ovvero l'aspetto esteriore, i linguaggi, i riti quotidiani, nelle grandi are collettive. Palermo comincia a somigliare ad altro dalla sua storia. E questo, piaccia o non piaccia ai polemisti un po' retrò, è "il fatto" di cui dovremmo occuparci. Ciascuno a suo modo.

P.S. E un antropologo che ci spieghi queste tribù, non c'è?

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