giovedì 3 maggio 2007

SCIASCIA, VOCE DEL VERBO


Nero su Nero è una sorta di diario per frammenti. Puoi consultarlo come certi cabbalisti fanno col Pentateuco, come certi mistici fanno la Bibbia: aprendolo a caso, e indovinando, nei pressi del primo lampo dell’occhio, i significati oscuri della giornata.
Apertura casuale a pagina ottantuno dell’edizione pubblicata da Adelphi.
Sciascia racconta della lettura, in fotocopia, di un atto proveniente da un archivio di Simancas: su un potente di Mazara del Vallo che, nel Cinquecento, protetto dalla Santa Inquisizione, insidiava impunemente delle ragazze.
Dopo l’immancabile citazione di Manzoni, Sciascia scantona dalla cronaca miserabile dei fatti e si fa rapire dai meravigliosi nomi di donna: Violante, Xuri (Ciuri, Fiore), Florella, Contissa, Gratiosa, Margarita; e poi ancora Allegranza, Cara, Diamantes, Letitia …
Nomi festosi, fantasiosi, augurali. C’è un solo nome “pesante”: Pacienzia; e mancano Santa, Croce, Crocefissa, Addolorata.
Verranno poco dopo, e sarà il passaggio “dai nomi della gioia a quelli della pena”.
Fenomeno che consentirà l’emancipazione delle donne, per paradosso: “(…) quando sulla donna cominciano a cadere i nomi delle sante e quelli che ricordano il sacrificio di Cristo, siamo davanti ad un processo di emancipazione, a una conquista. (…) la donna (…) viene ammessa alla coscienza del dolore, alla coscienza della morte”.
Claro?

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