domenica 6 maggio 2007

LAISSEZ FAIRE


Lasciate fare. Nel caso del "Mercato", la Mano invisibile profetizzata da Adam Smith, e cioè l'incontro tra la domanda e l'offerta, determinerà esattamente i livelli della produzione, attraverso il meccanismo regolatore del prezzo.
Un miracolo al quale non credono i critici socialisti o corporativisti del Liberalismo. E che presuppone, per funzionare, l'astensione da ogni pratica capace di influenzare indebitamente il "Mercato", e cioé al di là del semplice selvatico incontro tra acquirenti e venditori. Per garantire un "Mercato" puro - sostengono alcune famiglie liberali (neocontrattualisti, liberal, liberaldemocratici, liberalsocialisti) - occorrerebbe l'arbitraggio severo ed efficace di autorità terze.
Il Laissez faire può dunque teoricamente assurgere a pratica opposta ai principi del Liberalismo, eticamente fondati sulla responsabilità individuale, sul rispetto di un patto fondamentale.
In Italia, quest'accezione inversa del Laissez faire si traduce in "Lassismo", filosofia che s-regola numerosi sistemi vitali del nostro Paese.
Due esempi.
L'Università, anzitutto.
A Palermo, la Facoltà di Lettere e Filosofia conta 14.000 iscritti. Duemila e cinquecento i nuovi iscritti, nel 2006. Un'enormità, a fronte della scarsa richiesta di Letterati e Filosofi.
Numeri chiusi e criteri d'esclusione per gli studenti fannulloni? Manco a parlarne.
La teoria empirica, fondata sulla prassi, è che non bisogna in alcun modo limitare il diritto a studiare, nonostante l'affollamento riduca le risorse a disposizione dell'Università: tanto - lasciando fare al "Mercato" del Sapere - si sa già che 22 studenti su 100 abbandoneranno gli studi entro i primi 12 mesi. E molti altri lo faranno poco tempo dopo.
C'è chi difende apertamente teoria e prassi.
La prima e più evidente conseguenza di questo modo di pensare e d'agire è che le risorse destinate a quei 22 studenti su 100, e sottratte agli altri 78 (e più ancora a quei 50 che effettivamente arriveranno alla laurea, e a quei 20 che la useranno), andranno bruciate, e chi può prevederlo, non fa nulla per impedirlo. La seconda conseguenza è che comunque occorrerà un numero più alto di docenti per garantire lezioni inutili a studenti svogliati, moltiplicando un'offerta di corsi buona a soddisfare i sogni dei futuri disoccupati e non il fabbisogno dei potenziali datori di lavoro (ciò vale, evidentemente, per chi annette alla Laurea un'utilità legata alla ricerca del lavoro). E si potrebbe proseguire a lungo.
Secondo esempio. La Giustizia.
Nessun limite all'azione penale. Milioni di procedimenti penali aperti. Nell'ultima eccellente puntata di Report, in onda mentre scrivo, si racconta dei rinvii continui di gran parte di questi procedimenti per futili motivi (mancata notifica della citazione ai testimoni, fra l'altro), e dell'impatto delle prescrizioni, che comporta l'impunità di molti mascalzoni.
Intendiamoci. Le prescrizioni sono sacrosante. Un processo breve è già la metà di un processo giusto: sia per gli imputati, sia per le vittime. Un processo lungo aiuta solo i colpevoli.
Ma quell'obbligatorietà dell'azione penale - così come nelle Università il libero accesso agli studi - comporta una quantità di lavoro inassolvibile dai nostri Tribunali. Se i giudici fossero pure dieci volte il loro numero, non ce la farebbero comunque, nel sistema attuale di accesso al giudizio e di elaborazione processuale del giudizio stesso. Chi dovrebbe aver paura della Giustizia, sa che per delinquere impunemente dovrà solo pagare un'abile difesa e allungare a dismisura i tempi di un processo. Della giustizia civile, cosa dire, che non sia stato detto?
Il "Mercato" della Giustizia è nell'incontro senza regole tra offerta indistinta di Processi e loro domanda, a fini di ristabilimento della legalità altrove calpestata. Il prezzo di accesso al servizio è bassissimo, ma in cambio della moneta (il danno, le spese legali, le spese processuali, e su questi elementi pesa l'effetto moltiplicatore del tempo), spesso non si riceve alcun corrispettivo.
Si potrebbe proseguire con altri sistemi: la Sanità, ad esempio, o i trasporti.
Il Laissez faire nella versione italiana - "Lassismo" mascherato da buon principio liberale, e mischiato a progressismi di varia natura - provoca sprechi e ingiustizie.
Verrebbe da dire, con linguaggio un po' retrò: difendiamo i principi e massacriamo il popolo.

Nessun commento: