martedì 22 maggio 2007
UOMINI SOLI
Prima di Giovanni Falcone, e di Paolo Borsellino, altri uomini - e ne cito tre, ma potrebbero esser molti di più: Piersanti Mattarella, Pio La Torre, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa - avevano compreso quale fosse il codice di comportamento di Cosa Nostra, e su quali complicità fondasse il suo potere; e di conseguenza, avevano compreso quali fossero le strategie più opportune di "disarmo" sociale, economico e militare dell'organizzazione criminale. Poi, per loro, venne la solitudine: per Mattarella, per La Torre, per dalla Chiesa.
Sulla conoscenza e il contrasto della mafia, Falcone e Borsellino giunsero in seguito ad un punto d'osservazione ancora più elevato: e questo, non gli fu perdonato.
Sarebbe giusto se in quest'anniversario, il prossimo 23 maggio, riflettessimo sul fatto che anche Giovanni Falcone visse la sua solitudine fino in fondo, fino all'esito più prevedibile.
La solitudine nel Palazzo di Giustizia, nella sfiducia di una parte dei suoi colleghi; la solitudine nei confronti di due parti politiche differenti: di chi la mafia avrebbe voluto lasciarla in pace, e di chi la mafia avrebbe voluto combatterla, non si sa come, senza il ricorso a strumenti straordinari (come sarebbe stata - nelle intenzioni, nel disegno di Giovanni Falcone - la Superprocura nazionale antimafia).
Ora che Giovanni Falcone è una bandiera, all'ombra della quale sentirsi più uniti, dovremmo, anche nel chiuso delle nostre coscienze, ragionare su quel che fu.
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