giovedì 17 maggio 2007

MATERIE OSCURE



Prima o poi, la Terra sarà travolta dal collasso del Sole. Non si può fare a meno di cercar consolazione in una battuta di Woody Allen: "Cosa conosciamo? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pure è conoscibile? Possiamo conoscere l'Universo? Mio Dio, è già così difficile non perdersi a Chinatown".
Sul sito del Corriere della Sera leggo che un ricercatore ha trovato la prova dell'esistenza della "materia oscura", e che quel che conosciamo è appena il 4% dell'universo. Ci sfuggono il 73%, l'energia oscura, e il restante 23%: la materia oscura, per l'appunto.
A me, pare una stima ancora eccessivamente ottimista.
Mi sembra di ricordare che alcuni scienziati abbiano espresso l'opinione che tutto ricomincerà daccapo: espansione, contrazione, nuovo big bang e altro ciclo. Un eterno ritorno.
Chissà se saremo ancora noi i protagonisti del copione. Se ripeteremo gli stessi errori. Se riproveremo gli stessi momenti di felicità. Se avremo un'altra chance.
Forse, nell'infinita variabilità dell'Infinito, ci sarà un numero incalcolabile di repliche del suddetto copione, con un numero incalcolabile di variazioni.
Ne deduco che bisogna stare attenti a trattar male il vicino, il collega, l'avversario politico.
Prima o poi, ce lo ritroveremo in veste di cognato, seduto accanto a noi, al pranzo della domenica, e sul divano, a commentare l'ennesima sconfitta del Palermo.
Se di sesso o inclinazione diversa, sarà solo questione di tempo, e vivremo con lui o con lei una fantastica storia d'amore.

La foto è tratta dal sito del Corriere, e ritrae l'anello luminoso che rivela la presenza della "materia oscura". E' quella senza occhiali.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...mi vengono in mente questi versi (magari scontati, banali, eppure sempre cosi' affascinanti) dalla Ginestra di Leopardi...

"[...]
e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo?
[...]"

Gianna